Torino: IL CONSORZIO
Torino: FRATE DIVINO
Torino: LA BARRIQUE
Torino: MAGORABIN
Torino: OSTERIA PORTA DI PO
Torino: LA SPADA REALE
Torino: ACQUA E SALE
Torino: L'AGRIFOGLIO
Rivoli: HOSTARIA IL BORGO
Rivoli: COMBAL.ZERO
Moncalieri: LA TAVERNA DI FRA FIUSCH
San Maurizio Canavese: LA CREDENZA
Biella: IL PATIO
Pavone Canavese: IL CASTELLO DI PAVONE
Pessinate: BELVEDERE
Monleale: LE VINAIE
Torino: FRATE DIVINO
Torino: LA BARRIQUE
Torino: MAGORABIN
Torino: OSTERIA PORTA DI PO
Torino: LA SPADA REALE
Torino: ACQUA E SALE
Torino: L'AGRIFOGLIO
Rivoli: HOSTARIA IL BORGO
Rivoli: COMBAL.ZERO
Moncalieri: LA TAVERNA DI FRA FIUSCH
San Maurizio Canavese: LA CREDENZA
Biella: IL PATIO
Pavone Canavese: IL CASTELLO DI PAVONE
Pessinate: BELVEDERE
Monleale: LE VINAIE
IL CONSORZIO, Torino
Il Consorzio, Torino, Via Monte di Pietà, 23, +39 011 276 7661 (www.ristoranteconsorzio.it)
Visitato nel 2010. Molti i prodotti provenienti da Presidi di Slow Food, tra cui l'ottima carne de La Granda. Notevole anche la carta dei vini, sempre a prezzi onesti (unica riserva: almeno uno dei produttori presenti ci ci sembra più "fumo" in termini di retorica "bio" che "arrosto" in termini di qualità del prodotto finale... ma può essere una questione di gusti: di certo, Eataly la vede come Il Consorzio - e lo stesso vale per la Barrique: noi siamo in minoranza). Nel cuore di Torino, il ristorante offre un ambiente informale e piacevole in un locale che può sembrare una trattoria ma con piccoli accorgimenti ricercati e legati al territorio, tra cui un bellissimo bancone in legno. Bellissimo il pavimento in ciottoli bianchi, i muri chiari e le sedie chiare che fanno quasi pensare ad un angolo di mare in centro a Torino. Ci sono però alcune piccole cadute di stile, tutte perdonabili (come la musica di sottofondo, lo stereo a vista ed un terribile orologio digitale che riporta tutte le ore del mondo su un planisfero). Numeroso il personale, tutto giovane e specializzato, anche se forse fin troppo presente e rapido (soprattutto nel citare i fuoricarta a memoria - una cosa che non sopporto). Il menù parte dalla tradizione piemontese che rivisita con sapienza. Tanti i piatti interessanti, a partire dall'amouse bouche (anche se noi siamo stati un po' sfortunati visto che il giorno prima non avevano fatto le consegne e quindi alcuni piatti a base di carne cruda non era disponibili). Uovo in camicia croccante su letto di biete con fonduta e pancetta (assolutamente da provare! Come si riesca a trasformare un uovo in camicia in un uovo croccante, è un mistero: non basta in questo caso conoscere la ricetta, occorre un po' di maestria ai fornelli) e La Cruda (sushi di carne, tartare al coltello, salsiccia di Bra e altri pezzi di prima scelta di carne cruda) sono senza dubbio due antipasti da provare.
Tra i secondi, almeno i più sperimentatori dovrebbero sicuramente provare il Quinto quarto (quando si macella un animale, si dividono i prodotti ottenuti in quattro quarti, più una serie di "scarti"...) che, pur non convincendo appieno, merita l'esperimento. In ogni caso meglio le carni dei primi; non abbiamo provato il pesce, ma abbiamo avuto commenti positivi della gestione del pesce crudo (che viene proposto in funzione della disponibilità del giorno). Dovremo tornare per provare anche questa esperienza. Con vino non si superano i 40€ a testa. Consigliabile la prenotazione.
Siamo tornati ed abbiamo provato per voi il crudo di pesce: oggi era un po' salato ed un po' salato era anche il piatto di cruda (oggi gli è scappata un po' la mano ;)). Buoni i tajarin con i funghi porcini anche se un po' esagerato l'uso del prezzemolo, per i miei gusti, interessanti i ravioli di trippa su sugo di fagioli con cipolla di tropea, ma cotti un po' troppo e la trippa troppo importante mentre non era chiaro, almeno a me, il perché della cipolla, o meglio di quella cipolla in quel quantitativo e con quel sapore non abbastanza dolce per essere un vero candito. Un po' cadenti sui dolci (Bavarese di robiola con i fichi - un po' troppo "formaggiosa": avrei aggiunto ancora fichi; Tarte Tatin con gelato - preparata con troppo anticipo e scaldata all'ultimo momento: la sfoglia era troppo molla), molto bene sul vino (un ottimo Frappato), soprattutto considerando che il menù scelto era veramente pazzo. Avevo dimenticato di citare il vasellame: gli antipasti ci sono stati serviti su una lastra simil lavagna nera su cui risaltavano molto, ma che sembrava una nota un po' giapponese (come il riferimento dei fiori di zucchina in tempura, ma insomma è un piatto della tradizione italiana: possiamo anche dire in pastella!) e visto che non amo quello che è troppo di moda ed il giapponese oggi è un po' una moda...
Oggi rivedrei i prezzi un po' in rialzo...
Novità al consorzio: Pollo tonchese croccante. Una lunga, lunghissima preparazione per un ottimo pollo, anche se probabilmente un po' troppo piccante per i miei gusti (ma ovviamente apprezzato da "qualcuno" che non ha gli stessi problemi con le spezie).
FRATE DIVINO, Torino
Frate DiVino, Via Boucheron, 11, Torino, +39 011 5171668 (www.fratedivino.it)
Visitato più volte tra il 2006 ed il 2010. Un ristorante che per noi è una piccola garanzia a Torino. Niente di stellato, ma tranquilla cucina toscana, con una carta dei vini interessante (anche se spesso quanto scelto non è disponibile ed invece sono presenti dei vini non segnati sulla carta).
Possibile sia scegliere tra i menù che alla carta, l'offerta dei piatti cambia con abbastanza frequenza da consentire più giri all'anno. La ricetta del risotto all’uvetta passa e limone in cestino di parmigiano arriva da qui, ma dopo averlo assaggiato, non ci è più stato possibile riprovarlo. Un altro must era senza dubbio il Polipo Lardellato con Passatina di Fagioli (tutto maiuscolo perché piatto veramente interessante) e la terrine di anatra.
Il locale, molto tranquillo e mai affollato, si articola in due stanze una leggermente rialzata (giusto un paio di gradini) stretta e lunga ed una quadrata un po' più grande. Tutto intorno bottiglie di vino provenienti da tutta Italia (e qualcosa anche dall'estero), dipinti alle pareti con scene di campagna e frati che hanno alzato un po' il gomito, ai tavoli tovaglie rosse e bianche completano l'atmosfera a metà tra la taverna ed il ristorante un po' più pretenzioso. Sempre disponibili due menù (uno di terra ed uno di mare, anche se spesso il secondo contiene un po' di prodotti surgelati), si parte con un calice di bollicine italiane ed una bruschetta da amouse bouche offerta dalla casa. I menu (vini e dolci esclusi) sono a circa 30€ a persona, ma ci si alza sempre satolli e soddisfatti. La pasta dei primi è fatta in casa, il pane non è ottimo, ma i grissini sono troppo buoni e devo sempre spostarli per evitare di finirli. Ottimo anche il flan primavera con fonduta di raschera. Definirei l'ambiente familiare, adatto per una cena tra amici senza un budget esagerato, ma con voglia di gozzovigliare fino a tarda ora chiacchierando un po' e sentendosi a proprio agio e rilassati, senza troppe pretese. E, come al solito, in coda il veleno: brutto il vasellame, sia piatti che bicchieri, in particolare nelle portate del menù di mare che vengono servite in piatti con stelle marine e pesci in rilievo che non sono assolutamente di mio gusto.
Qualche problema di parcheggio visto che è vicinissimo a piazza Statuto, ma tra le varie traverse un posto si trova. Consigliabile, ma spesso non necessaria, la prenotazione.
LA BARRIQUE, Torino
La Barrique, Corso Dante, 53, Torino, 011 657900 (www.labarriqueristorante.it)
Visitato nel 2010. Un fiorellino Michelin sicuramente meritato per questo piccolo ed elegante ristorante in Torino tra la stazione di Torino Porta Nuova ed il parco del Valentino. I menù sembravano un po' impegnativi e quindi, essendo agosto, abbiamo preferito optare per una scelta alla carta (e per una volta le mie scelte sono vincenti su quelle del marito). La valutazione di Altissimo Ceto
(www.altissimoceto.it/2007/) è sicuramente un po' datata: la tavola è ora più elegante e tutto il locale ha tinte più soft, il menù è profondamente cambiato e rivisto, l'aria condizionata ben presente. Vorremmo portare fortuna a questo ristorante e dire che secondo noi si merita sicuramente la seconda stella Michelin. Sulla carta dei vini non possiamo dire molto perché non l'abbiamo guardata noi, ma gli altri ospiti a tavola hanno scelto per noi.
Amouse bouche, un aperitivo italiano e si comincia. Decisamente buono il mio Baccalà Islandese confit con suo mantecato su vellutata di cipolle bionde, composta di Tropea e olio del Garda allo zenzero, anche se non all'altezza della Vitella piemontese al coltello con gelato all'acciuga, salsa all'uovo e nocciole di Langa, con il gelato quasi a rivisitazione della bagna caoda (VOGLIO LA RICETTA!)). Gli altri commensali si sono poi buttati su Foie gras d'anatra delle Lande francesi cotto in terrina con composta di rabarbaro, ma non avendolo assaggiato possiamo solo commentare sulla presentazione e sul pan brioche (che secondo me era preparato un po' troppo all'italiana: i francesi lo abbrustoliscono decisamente di più). Bella la presentazione di tutti i piatti. Molto silenziosi e presenti i camerieri, ma non invadenti (uno dei commensali non si è accorto che hanno riportato l'acqua più volte :)). Ed ecco il momento dei primi: Fagottini di pesce al nero di seppia e sugo di pescatrice (interessanti, ottima preparazione) e Tortelli di ceci di Spello con gamberi crudi di Sicilia al dragoncello (SUPERLATIVI non sapremmo come altro definite i miei tortelli presentati con un gambero crudo sopra, i ceci accanto, ogni boccone una delizia). Carina in generale la presentazione, porzioni tutto sommato abbondanti. Io ho saltato il secondo ma mi assicurano che il Maialino da latte caramellato al mosto cotto con ortaggi d'estate fosse un piatto valido anche se non come i miei tortelli :). Dessert: dopo un pranzo così permettetemi di celebrare la Variazione di cioccolato. Il modo migliore per non farsi mancare nulla. Veniamo ai nei: la posizione centrale crea i soliti problemi di parcheggio (uff: se è fuori mano è perché è fuori mano, se è in centro il problema sono i parcheggi, non me ne va mai bene una) e insegna e vetrina: decisamente da rivedere.
I prezzi non sono bassi, ma ne vale la pena.
MAGORABIN, Torino
Magorabin, Corso San Maurizio, 61b, Torino, 011 8126808 (www.magorabin.it)
Visitato nel 2009. Immaginate la scena: siete in centro a Torino, proprio sotto la mole e vedete un locale piccolo che sembra elegante, con volte a botte e pochi tavoli. E poi arriva il cuoco: RASTA ed il sommelier/barman (completamente "pazzo"). Incerti tra fuggire, mettervi in abito lungo o togliervi la giacca entrate nel locale. E vi si spalanca un mondo. La cucina è un misto tra quella siciliana e quella piemontese (e questa è già una pazzia), l'ambiente è ricercato ed elegante, lo chef è creativo, lo si vede dalla presentazione dei piatti, dagli arditi accostamenti di dolce e salato, carne e pesce. I menù degustazione variano da 35€ a 65€ a testa (vini esclusi), il che rende il rapporto qualità/prezzo interessante, ma in generale si sente ancora la mancanza di un filo conduttore e di una netta personalità nei piatti. Piacevolissima la possibilità di avere come aperitivo non il classico flute di vino o spumante, ma un vero e proprio cocktail ben preparato. Il Bônet 2009 è una ennesima scomposizione del bônet e non lo ricorda nemmeno lontanamente (ma farne uno vero e buono è proprio così fuori moda?). Tra l'altro un commento di questo tipo ha anche ingenerato una non piacevolissima discussione col barman/sommelier.
Forse c'è più cura della presentazione che del contenuto. Per essere un ristorante veramente meritevole di un secondo giro manca ancora qualcosa che però non sappiamo ben definire. Di sicuro i tavoli sono un po' vicini ed il locale un po' rumoroso e stretto, il che obbliga alcuni commensali a posizioni non troppo comode (io ero bloccata in un angolo ed i piatti mi venivano serviti passando davanti ad altri ospiti). Non siamo pienamente convinti, ma proveremo a dare una seconda chance tra qualche tempo.
Tornati nel 2012 a pranzo. Eravamo quasi da soli. Niente barman stavolta. Buona attenzione al cliente (ma in un posto del genere non ci si può attendere meno). Dopo avergli dato la stella Michelin, gliela hanno di nuovo tolta, ma per noi rimane un buon posto e la cucina è sempre molto valida. Certo se avessero un po' di spazio in più...
OSTERIA PORTA DI PO, Torino
Osteria Porta di Po, Piazza Vittorio Veneto, 1/e, Torino, 011 8127642 (www.portadipo.it)
Visitato nel 2010. Siete in Piazza Vittorio? allora non potete non aver visto questo ristorante proprio dove Via Po si innesta nella piazza con possibilità di mangiare fuori nelle sere estive, soprattutto ora che il traffico è veramente ridotto e si può godere della vista sulla piazza, visto che non ci sono più le macchine parcheggiate ovunque. Anche in questo caso abbiamo una recensione di Altissimo Ceto (ma sarà lui che ci segue o noi che seguiamo lui?). Cena, come dicevamo, all'aperto in una serata di mezza primavera, amouse bouche di salsiccina cruda, un po' di pane (avrebbero fatto meglio a non portarlo: pessimo) e anche qui... si comincia. Per me Carne cruda battuta al coltello (ottima se non avete ancora assaggiato quella del IL CONSORZIO o della LA BARRIQUE) e per lui (sempre lo stesso lui) Sformato di verdura con fonduta di toma d'alpeggio. Meglio il mio antipasto del suo. Senza dubbio :). é la volta dei Tajarin dal tuorlo d'uovo con salsiccia di Bra (pasta fatta in casa, porzione enorme, davvero, ma il risultato finale... poco più che sufficiente) e per lui Brasato di vitello piemontese al barbera (buono piatto, solida tradizione). Come dolce non male la sua Panna cotta all’amaretto di Monbaruzzo (lo sappiamo: in realtà è MoMbaruzzo, ma sul menù era scritto così :)), mentre sicuramente da dimenticare il mio Bônet (sono alla ricerca da anni del vero bônet, invece riesco solo a trovare pallide imitazioni o rivisitazioni.... questo è il caso del bônet "scomposto", esperienza da non riprovare). Fornitore della carne: La Granda, oramai garanzia di qualità in Piemonte. Prezzi con vino: 40€ a testa. Buono, ma non entusiasmante. La location sicuramente si paga... anche coi morsi delle zanzare.
LA SPADA REALE, Torino
La Spada Reale, Via Principe Amedeo, 53, Torino
Proprio dietro Via Po e vicino a Piazza Vittorio, questo piccolo ristorante dall'aspetto di una trattoria con tante immagini alle pareti di cantanti ed attori avvicendatisi nel locale (ma non stiamo parlando di Paola&Chiara e simili, stiamo parlando di Fellini e Vecchioni) era il nostro caposaldo tra i ristoranti di Torino, in cui recarsi sia per ricorrenze che per una tranquilla serata. L'insalata di farro era ottima... e così pure l'insalata con il riso venere e la menta.
Dopo essere stato chiuso per quasi un anno è cambiata gestione e mi dicono che si è trasformato in un ristorante-pizzeria per famiglie. Non so se ripeteremo l'esperienza. In caso positivo vi farò sapere.
ACQUA E SALE, Torino
Acqua e Sale, Via San Domenico, 12/b, Torino, 011 5214452 (www.ristoranteacquaesale.it)
Visistato nel 2010. Piacevolmente colpiti da un menù preparato apposta per Eataly abbiamo ritrovato per caso questo ristorante uscendo dal MAO (è proprio di fronte, in pieno centro storico) ed abbiamo deciso di recarci lì per riprovare quei piatti di pesce. Ma subito qualcosa ci è sembrato strano: il menù non aveva nulla della creatività di quanto proposto da Eataly, ma ripercorreva la tradizione sarda. Chiesto chiarimenti ci dicevano che "quello era il menù per Eataly e quindi non adatto ad un ristorante". Una piccola spiegazione sul fatto che gli ingredienti utilizzati erano tutti sardi DOC e di aziende locali rinomate, chiarimenti sull'acqua "osmotizzata" per una scelta etica e di ottimizzazione delle risorse naturali, un'occhiata alla carta dei vini (non vastissima) e si comincia. L'unica cosa che ricordiamo con piacere sono i crudi, per il resto, nulla da segnalare. Anche i condimenti sembrano aggiunti più per far scena e presentare e senza una vera attenzione al completamento del piatto, in più con sapori spesso discordati o troppo coprenti. Alcuni piatti quasi insapori. Insomma siamo fuggiti, pensando che forse Eataly non è un ristorante, ma a volte è meglio.... (dovremo quindi ricrederci sul vino citato per IL CONSORZIO). L'unico aspetto veramente notevole: la location con volte a botte imbiancate e qualcosa che mi ricorda un po' le isole greche. I prezzi? 80€ in due.
L'AGRIFOGLIO, Torino
L'agrifoglio, Via dell'Accademia Albertina, 38, Torino, 011 837064 Visitato più volte nel 2008 e nel 2009. Un altro piccolo ristorante a conduzione famigliare nel centro storico di Torino, molto sobrio e semplice, ma anche di buon livello. Il servizio merita una nota positiva, così come il pane che viene servito caldo ogni 10/15 minuti vi vedrete servire piccolissimi panini tenuti in caldo in cestini coperti con tovaglioli. Come menù: classica cucina piemontese con i ravioli del plin, la carne cruda al coltello, piatti di formaggi e buona scelta di vini. Prezzo: 35€ a testa. Attenzione: pare che recentemente si sia spostato in Via Andrea Provana, 7.
Siamo tornati nel 2011 in periodo natalizio prenotando all'ultimo momento per un menù interamente a base di tartufo da far assaggiare ad amici stranieri. Nonostante il periodo abbiamo trovato posto senza problemi ed il locale non era molto affollato e si poteva discutere tranquillamente rimanendo molto lontani dagli altri tavoli. La cucina si è un po' modernizzata ed anche l'ambiente è un po' più sofisticato (piccola nota: menù per signore senza prezzi, ma quadri alle pareti decisamente fuori tema con panorami non torinesi per un ristorante che si vanta di fare cucina piemontese). Spariti anche i panini caldi :(. La carta dei vini è lievitata, insieme con la qualità, ma la Sommelier non è stata particolarmente all'altezza. Buona l'attenzione al cliente. Essendo un menù un po' particolare (solo di tartufo appunto) il prezzo era un po' elevato e non tutti i piatti erano all'altezza. In generale esperienza positiva, ma non necessariamente da ripetere.
HOSTARIA IL BORGO, Tetti Neirotti
Hostaria il Borgo, Via alle scuole, 2 , Tetti Neirotti, 011 9588001 www.hostariailborgo.com Visitato nel 2007 e nel 2008. Come avrete visto ci piace andare in piccoli posti a conduzione quasi familiare e che sembrano trattorie, ma che spesso rivelano piacevoli sorprese. In quest'ottica il nostro giro a Tetti Neirotti, piccola frazione di Rivoli. Cucina a base di pesce con sani principi e ottimi capisaldi. Fantastico il pesce in crosta, ma soprattutto merita un posto d'onore la Carbonara di pesce. Personale "caratteristico". Ottimo rapporto qualità prezzo (20/25€ a testa). Consigliabile prenotare. Un grosso neo? Il locale necessita di un restauro, con cambio delle finestre lato strada... sembra un po' di entrare in un garage...
COMBAL.ZERO, Rivoli
Combal.Zero, Castello di Rivoli, Piazzale Mafalda di Savoia, Rivoli, 011 9565225 (http://www.combal.org) Siamo andati due volte al Combal Zero, la prima volta nella fase di cucina creativa di Scabin e la seconda durante il "nuovo corso". La "cucina creativa" aveva sicuramente un approccio più interessante dal punto di vista della ricerca e degli stimoli sensoriali anche se forse un po' meno dal punto di vista della preparazione, ma già allora, provando anche gli altri menù (del territorio e della tradizione), si vedeva una mano importante con piatti preparati con grande maestria ed ingredienti di prima qualità. Visto che oramai il menù creativo non è più disponibile (se non con alcuni must che sono rimasti nella selezione alla carta, per questa esperienza vi segnaliamo il sito di Altissimo Ceto, nella cui recensione ci ritroviamo completamente (viaggiatoregourmet). Visto che Scabin era oramai una garanzia, poco prima che gli arrivasse la seconda stella abbiamo deciso di tornare. Ed ecco alcuni dei piatti provati:
- Vitello Tonnato alla maniera antica con cipolla di Tropea al forno
- Crema di piselli e panna acida con salmerino e te affumicato
- Capasanta alla Thailandese
Crocchetta di merluzzo mantecato, chips di patata violetta, tisana al pastis 51
- Tonno di coniglio con verdure e salsa brusca “astigiana” (eccezionale!)
- Riso carnaroli “acquerello” mantecato con foie gras d’oca e carciofi
Minestra di zucca con radicchio trevisano e capasanta (ottimo!)
- Stinco di maialino in foglia di verza con patate ratte
- Gremolada alla anguria con anguria e panna (non particolarmente interessante)
- Hot chocolate in the wind (Cioccolato caldo e menta, vi ho mai detto che adoro il cioccolato e menta??? in questo caso però la menta arriva come meno te lo aspetti: con il burro di cacao)
LA TAVERNA DI FRA' FIUSCH, Moncalieri - Revigliasco
La Taverna di Frà Fiusch, Via Maurizio Beria, 32, Revigliasco, Moncalieri, +39 011 860 8224 (http://www.frafiusch.it/) Un menù attento alla tradizione piemontese: per i più coraggiosi non mancare la "finanziera". Il locale è piccolo, un po' rumoroso con i tavoli un po' troppo vicini, da taverna appunto e mal si sposano con la pretenziosità del locale. Tutto sommato non ci ha entusiasmato, ma se uno vuole mangiare la bagna caoda, il fritto misto o bollito misto secondo tradizione piemontese qui verrà di certo accontentato. Ricordarsi di prenotare anche perché alcune specialità di complessa preparazione sono disponibili solo in alcuni giorni e su prenotazione (tra cui il fritto misto, appunto).
Dopo alcune esperienze varie viste separatamente siamo tornati insieme nel 2012. Menù più accurato e più attenzione al cliente. Forse da riprovare tra qualche tempo.
IL PATIO, Pollone
Ristorante Il Patio – Via Oremo, 14, Pollone (Biella), 015 61568
(dettagliata recensione con foto: www.altissimoceto.it/2006 ma in questo caso forse un po' troppo entusiastica... anche nella descrizione della dimensione delle porzioni)
Visitato nel 2010. Bello, "caldo" ed accogliente l'interno in mattoni; pittoresco il patio che dà il nome al locale (e dove abbiamo deciso di mangiare, trattandosi di una serata di fine agosto). Purtroppo pessima la via d'accesso, scendendo lungo il retro dell'hotel e casa di riposo Il Sole (francamente, nel giro di poche decine di metri, ci siamo chiesti un paio di volte se non fosse il posto sbagliato).
Il locale comunque si distingue per una certa eleganza (con sedie vestite di bianco, belle porcellane, biancheria ottima) ed allo stesso tempo un richiamo al territorio con le gerle appese al muro.
Bella l'idea del gelato al basilico, ma chi ha assaggiato quello di Prà ne sentirà la mancanza (e da buoni piemontesi quasi liguri siamo addestrati ad avvertire la differenza tra l'ottimo basilico e quello che sa di "mentone"). Tra l'altro questo ci ha fatto anche notare che in entrambi i menù degustazione ("il territorio e..." e "... il mare nell'orto") l'uso del basilico era decisamente "ubiquo"... C'era veramente in tutti i piatti, compreso nell'hamburger di gamberi con melanzane destrutturato!!! Ma chi ha mai visto un hamburger col pesto? e, soprattutto, col pesto che sa di menta??? Anche il bagnetto del bollito era composto per la maggior parte da basilico!
Andiamo con ordine: ordiniamo due menù degustazione: uno per tipo, per essere sicuri di assaggiare tutto, in particolare il coniglio che sembra (sia dal sito della guida Michelin, sia dalla valutazione di Altissimo Ceto) uno dei loro piatti forti. Ci sono alcune variazioni al menù proposto a causa di qualche cambio deciso in cucina, la cosa negativa è che ci sono portate a voce e non abbiamo tempo per memorizzarle.
I primi piatti ci hanno piacevolmente colpito per la loro presentazione, amouse bouche incluse. Buono, ma più che altro bello esteticamente, il cestino di pane fatto in casa. Bella la presentazione - tra gli antipasti - il filetto di coniglio su letto di maionese di mele (non abbiamo però capito il perché di questa maionese).
Decisamente piacevole, invece, il primo antipasto del menù di terra: "Semifreddo all'extravergine con ricciola marinata alla vodka, gelatina di caipiroska e crudo di scampi". Il crudo di scampi è uno dei migliori che io abbia mai mangiato.
Dati i menù avremmo dovuto avere due dolci differenti, invece alla fine abbiamo ricevuto entrambi la "Scomposizione di mela". Interessante lo studio retrostante, ma non entusiasmante il risultato: abbiamo infatti una spuma realizzata estrapolando il profumo e l'acqua, una quenelle (interpretazione della torta di mele) ottenuta caramellando le mele e lavorandole con del Calvados, della frolla infine un sigaro di cioccolato, farcito con una mela fatta appassire nel forno e lavorata con la crema inglese; il tutto completato con la mela disidratata.
Al momento del caffè abbiamo avuto una simpatica sorpresa: la piccola pasticceria servita insieme era decisamente abbondante e pari ad un altro dolce...
Ottima la carta dei vini, molto varia e la solita ragazza ci ha anche ben consigliato, avendo due menù molto diversi ed io una strong preference verso i vini bianchi e profumati (il fatto che la carta sia varia e valida si evince anche dalla porta su cui sono attaccati dei coperchi di scatole di vini e dal fatto che dal locale si propongono per integrare le cantine private in caso di feste o eventi). Presente anche una carta delle acque, ma niente di particolarmente rilevante o particolare.
Servizio buono e personale molto disponibile, ma con qualche piccola caduta di stile (troppo via vai della cameriera/sommelier/maitre de sale che tra l'altro non si muoveva in modo così silenzioso come un ristorante stellato Michelin prevederebbe). Circa 70€ a persona, vini inclusi. (prezzi 2010)
Nel complesso, non ci pare valga la pena tornare a Pollone apposta per Il Patio.
CASTELLO DI PAVONE, Pavone Canavese
Castello di Pavone, Pavone, 0125 672111 www.castellodipavone.com
Visitato nel 2007. Anche se il ristorante non è sicuramente all'altezza degli stellati locali, il posto e la cortesia del personale ripagano ampiamente la visita. Non guardate troppo l'homepage del sito che trae in inganno e nemmeno l'insegna luminosa al neon sopra il castello che distrugge l'atmosfera... lasciatevi invece trascinare dagli affreschi, dalle piccole sale separate (con tavoli non troppo vicini e molto grandi) e dai grandi saloni per i congressi o ricevimenti: l'atmosfera è decisamente incantevole, soprattutto la sera. Al momento della prenotazione ci avevano chiesto se era per qualche evento particolare, confermato che così era e forniti i dettagli, al momento del dolce si sono spente le luci ed il cameriere ci ha portato quanto scelto, ma personalizzato per l'occorrenza, facendo così una piccola, ma gradita sorpresa. Definirei il servizio come raffinato, ma la carta dei vini un po' povera.
Atmosfera calda ed accogliente e prezzi abbastanza contenuti (anche se di certo la location ha influito più della materia prima) hanno compensato il menù senza piatti degni di nota, ma mai sgradevoli. Ideale per una gita fuori porta e se la compagnia e l'atmosfera sono più importanti della cena. Possibile anche fermarsi a dormire in una delle stanze del castello (non provato).
LE VINAIE, Monleale
Le Vinaie, Piazza IV Novembre, Monleale, 0131 807010 www.levinaie.it
Visitato nel 2010. Maurizio e Roberta gestiscono questo piccolo ristorante/trattoria di recente rinnovato nelle terre di Pellizza. Potremmo essere un po' di parte, trattandosi di nostri amici, ma faremo in modo di essere intransigenti come al solito.
Il ristorante è incentrato sul territorio ed i prodotti locali dei colli tortonesi: vini, formaggi, salumi ed ovviamente anche le famose pesche. La qualità ad ogni costo è sicuramente la linea guida di questo piccolo locale e questo si vede anche dal pane: grissini, pane e "lingue" provengono da panificatori locali, ma tutti diversi, prediligendo l'eccellenza del fornitore alle "economie di scala".
Data la nuova gestione ed il nuovo cuoco (Valentino) il menù è in continuo divenire, ma già ci sembra che ci siano alcuni spunti apprezzabili.
Interessanti gli amouse bouche (anche se forse avremmo cambiato un po' il modo di servirli), in particolare la lingua col suo "bagnetto". Tra gli antipasti sicuramente gustosa la joulienne di manzo con menta e cipolla in agrodolce (anche se forse io avrei ridotto la cipolla - per cui non ho un amore particolare - ed aumentato la menta), tra i primi molto buoni i taglierini col tartufo nero fresco (ottimo tartufo con un profumo quasi degno del più blasonato tartufo bianco), mentre tra i secondi ci è sembrata degna di nota l'entrecôte al pepe rosa. Il tagliere di salumi e formaggi (del quale abbiamo avuto solo qualche assaggio) sembra promettere bene, d'altra parte il territorio offre numerosi prodotti degni di degustazione!
La carta dei vini è incentrata sul territorio (per chi non lo conoscesse, ricordiamo il Timorasso www.stradacollitortonesi.com, un vitigno bianco riscoperto negli ultimi 15 anni, dal profumo fruttato e la gradazione piuttosto elevata, con un retrogusto un po' acidulo) di cui offre un'ampia scelta e varietà con prezzi molto ragionevoli (il locale funge anche da enoteca, quindi ci si può anche portare a casa un "piccolo ricordo" della cena).
Tra i prodotti dei presidi Slow Food, anche un meraviglioso distillato di fragoline di bosco (che però non siamo ancora riusciti a comprare e per questo torneremo di nuovo e ci siamo fatti promettere una bottiglia ;)). Prezzo caffè, vini e dolci inclusi, con tre portate: 35€ a testa.
Ritornati nel 2011: Maurizio e Roberta sono sempre i proprietari, ma la gestione è cambiata.